di Felice Asnaghi
[expand title=”La Roggia Traversi”]
La costruzione della roggia Viscontea o di Desio iniziò nella seconda metà del secolo XIV e fu ultimata nel 1383. Alla sua morte per assassinio, nel 1385 il suo successore Gian Galeazzo Visconti donò la “Roza del Sevese” alla moglie Caterina (vedova di Bernabò).
Bernabò Visconti promosse questa opera idraulica per irrigare la pianura asciutta delle nostre zone in modo da avviare una molitura in loco di cereali e altri semi per farina e oli ad uso alimentare. Non solo, Desio era parte di un territorio di caccia della Signoria milanese e lo stesso Bernabò vi fece costruire una residenza dove, a quanto pare, abitava la sua favorita, tale fanciulla appartenente alla importante famiglia Porro di Lentate, sua vassalla. L’acqua della roggia creava specchi, giochi d’acqua, fontane, irrigava il grande giardino e soddisfava il fabbisogno degli abitanti del castello-residenza.
Territorio delle sorgenti della roggia di Desio nel comasco. (Dal filmato “La Roggia di Desio” girato in occasione della XVII edizione del Palio degli Zoccoli di Desio, 2005)
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Fin dal suo nascere, per almeno trecento anni il lago di Montorfano ha alimentato la roggia di Desio con le sue acque. Ancora oggi se ci rechiamo nella zona erbosa lungo la provinciale che costeggia il bacino lacustre notiamo le tracce del vallo artificiale di collegamento con le sorgenti dei torrenti vicini e la cascina detta dell’Incastro (oggi albergo ristorante) dove c’era il dispositivo per il prelievo di acqua. Una relazione tecnica dell’ing. Carlo Ferrari sulla roggia di Desio del 1811 (ASM – fondo Acque) chiarisce che si trattava delle sorgenti dell’Acquanegra e della Luisaga che riunendosi in un unico corso d’acqua davano origine alla roggia. Lungo il percorso confluivano ben dodici ruscelli che aumentavano la portata. All’altezza di Cucciago dopo un percorso da nord a sud, confluiva per mezzo di chiuse nell’alveo del torrente Seveso. Ma il suo tragitto non è mai stato rettilineo, per numerose volte entrava e usciva dal letto del fiume sia per utilizzare l’area dei terreni compresi tra gli alvei dei due corsi d’acqua come prati adacquatori, in secondo luogo per alimentare i mulini posti sulla roggia stessa. |
Quando il Seveso arrivava in basso a Carimate, superata la zona Valle, dove c’era l’antico villaggio medievale di Boirasco ricco di mulini oggi denominata volgarmente “Dazio”, la roggia dopo aver superato il territorio di Cimnago, a Lentate si staccava definitivamente dal Seveso per percorrere un cammino decisamente nuovo ed attraversare in modo rettilineo e regolare le terre di Camnago, Meda, Baruccana (qui nei pressi della cascina Ca’ Nova si incrociava con la roggia Borromeo), Mulinello, per poi entrare in Desio dalla Bria, scorrere a nord del borgo, piegare verso sud e terminare il suo percorso irrigando una vasta zona posta tra Muggiò e Desio denominata ‘Prati’. L’importanza economica e sociale di questa primaria opera si comprende anche dai numeri. Massimo Brioschi, lo storico di Desio li snocciola: 15 chiuse (o levate), 30 mulini, 53 bocche di estrazione (incastri), 10 doppiaie di legno (movibili che portano l’acqua da un pezzo di terra ad un altro), 53 ponti di pietra, di cotto o di legno per le strade, 30 ponti in legno per passaggio pedonale, 4 canali, 40 scaricatoi, 2 tombe, 72 guadi su una lunghezza di 42 chilometri.
Un’opera pubblica così importante ben presto verrà venduta ai privati per rimpinguare le casse del Ducato. Nel Quattrocento il proprietario fu Giovanni Fossano e poco tempo dopo i conti Rho che la conservarono fino al 1638. Al termine di questo secolo i conti Mandelli decisero di “chiudere il rubinetto” delle acque del lago di Montorfano, stanchi di regalarla. Un bene così prezioso come l’acqua non poteva non mettere in moto vertenze legali. Tra queste ricordiamo quella del 1642 nella quale il magistrato ducale dopo aver preso in considerazione tutte le istanze dei fruitori della roggia mette ordine tra i possidenti dichiarando che ne avesse facoltà di usufruire dell’acqua e chi no. Tra i beneficiari i Padri Predicatori di San Pietro Martire che prelevavano l’acqua dalla roggia in località Meda (altezza via Seveso/via Orsini e via Verrazzano) già due secoli prima. Nel corso del XVIII secolo i diritti degli utenti, lentamente vennero accorpati fra loro, sino a che nel 1795, il marchese Ferdinando Cusani, divenne l’unico proprietario della roggia che la gestì in regime di monopolio. Con l’arrivo de francesi le carte si mischiarono e si avvicendarono nuovi proprietari. Nel 1817 i beni Cusani di Desio vennero acquistati, insieme alla roggia, da Giovanni Traversi nobile di Sannazaro dei Burgundi. Nel 1854, tutti i beni Traversi passarono, a causa della mancanza di eredi diretti, al nipote Pietro Giovanni Antona Cordara che per onorare la memoria dello zio cambiò il cognome in Traversi. Nel 1900, per lo stesso motivo, tutti i beni Antona Traversi passarono al piccolo Antonio Tittoni che vennero amministrati dal padre Tommaso senatore del regno e ministro degli esteri. Da allora la roggia venne denominata Traversi. Nel secondo dopoguerra infine, nell’anno 1947 circa, la roggia venne prima ‘chiusa’ e in seguito interrata per lunghi tratti fino a farla quasi scomparire dal territorio brianteo.[/expand]
[expand title=”Ul Seves nuvel nel territorio di Lentate“]
Prima della salita per Lentate, sulla destra incrociamo la via Verdi che porta al ponte sul Seveso e al sottopassaggio pedonale delle Ferrovie dello Stato. Al di là parte la via Giotto che si incrocia con il viale Brianza e diparte la costa Mocchirolo. Sotto questa zona, in fondo a via Tintoretto, c’era il mulino Dazio sito sul Seves nuvel ovvero la roggia di Desio, la quale principiava poco a monte (della cascina del mulino) probabilmente sfruttando rogge naturali che scorrevano nella valle sotto Cimnago.
La roggia artificiale di Desio si intersecava con il Seveso mediante una opera idraulica che ne convogliava parte delle acque. In questo modo veniva sfruttata al massimo la portata del Seveso per rimpinguare la roggia. Da questo punto l’acqua in piena scendeva velocemente parallela all’attuale viale Brianza (tra la strada, le cave e le industrie). Prima di entrare in territorio medese, passava sotto un ponticello dove sopra c’era e c’è la strada per la stazione della ferrovia di Camnago (vedi cartolina del 1924 allegato n 7 oggi vicino alla ditta Borgonovo) e poi passava sotto la collina della costa Mal Marin tra la cascina Grisa dei signori Giuliani di Camnago (via Canturina). Vicino a questo ponticello nel 1904 fu costruito un piccolo lavatoio usufruito dalla donne di Camnago per resentà i pagn (risciacquare i vestiti, la biancheria). Le cronache ci informano che alcuni decenni dopo, a seguito dei danni causati dall’azione corrosiva delle acque, cessò di funzionare.
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[expand title=”Ul Seveset nel territorio di Meda“]
Dopo qualche decina di metri, la roggia virava a sinistra lambendo l’attuale Lazzaretto per poi, a ridosso della collina virare a destra per raggiungere il molino, qui l’acqua faceva un salto di tre metri sviluppando la forza necessaria per far girare la ruota di macina in pietra e ripartire con un lungo rettilineo che lo porterà al Tumbun della Cassina (nelle carte del Brenna lo denominano “La Chiusa”). Qui passava sotto il letto del Tarò con un sifone (tombinatura) per poi raggiungere l’attuale territorio del Polo, irrigare tutti i campi coltivati e passare in zona Baruccana.
Nel borgo di Meda lungo il percorso si incontravano: due pozze d’acqua all’altezza delle scuole Diaz alimentate dall’acqua piovana e dall’acqua del Sevesèt, due lavatoi regolari, uno all’altezza di via Cristoforo Colombo a ridosso del ponticello che permetteva il passaggio della suddetta via e denominato in dialetto punt del Seves e l’altro all’incrocio con via Orsini (oggi c’è l’edicola mariana) e altri costituiti da delle pietre depositate per poter risciacquare i panni. Proprio di fronte all’edicola sacra, dal canale ripartiva un roggiolo detto di San Pietro Martire voluto dai Domenicani di san Pietro Martire nel 1404 per irrigare le loro terre (ma questo è un altro tema). In zona Polo bisognerà attendere il 1910 per veder costruire la prima cascina dei signori Vergani, mentre la seconda cascina dei Polloni venne edificata nel 1928 lungo la roggia Borromeo. Almeno nel tratto medese la roggia era costeggiata da un sentiero che era la vecchia strada alzaia.
Lungo la roggia sorsero numerosi mulini, non solo nella parte alta del suo percorso e nella valle del Seveso (mulino di Meda), ma anche in quella bassa, tra cui il Molinello (poi Molino Arese – XVI secolo) e mulino Traversi a Desio.
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[expand title=”Sistemazioni idrauliche lungo il torrente Seveso presso Lentate nel 1720“]
L’autore è anonimo e non vi sono altri documenti allegati che possano illuminarci sulla presenza di questo bel disegno settecentesco nell’archivio di Casa Borromeo. Potrebbe trattarsi di un rilievo allegato ad una perizia redatta da un ingegnere idraulico del noto Collegio di Milano, commissionata dal conte Carlo IV Borromeo Arese (1657-1734) o da un suo agente che gestiva la proprietà cesanese.
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Nel disegno acquerellato e in scala di braccia 200 milanesi viene descritta la situazione delle sistemazioni idrauliche effettuate lungo il torrente Seveso nei pressi di Lentate, poco a monte dell’antico Molino Dazio, oggi scomparso. Oltre al Seveso è presente la vecchia roggia di Desio (detta anche Viscontea) che interseca il torrente mediante un tombino in cotto (forse addirittura a sifone) e che, scorrendo parallela ad esso, ne convogliava parte delle acque tramite delle canalette e ne regolava la portata.
Il sito oggi è completamente mutato, soprattutto per la presenza della ferrovia FS Milano-Como inaugurata nel 1849 e per la scomparsa della roggia di Desio, di cui rimangono in valle Seveso solo alcune tracce. È invece ancora visibile la curva a 90° del torrente Seveso che nel disegno è denominata “rottura nova del Sevese” e qualche testimonianza delle opere idrauliche relative all’intersezione tra il Seveso e la roggia». (Scheda a cura di Daniele Santambrogio – Associazione Vivere il Palazzo e Giardino Arese Borromeo, Magazzeno Storico Verbanese 2008).
In questo dettagliato articolo Daniele Santambrogio colloca l’opera idraulica a monte dell’ex Molino Dazio proprio nel punto in cui la roggia Traversi si stacca definitivamente dall’alveo del fiume Seveso.
Ho potuto e voluto ascoltare alcune testimonianze al riguardo per meglio inquadrare la zona dove avveniva l’incastro tra fiume e roggia. Riporto quella dell’amico Osvaldo Minotti, classe 1928 che conferma lo studio del Santambrogio: «Quando avevo dieci anni con altri amici più grandi percorrevo tutto il tratto della roggia immerso nell’acqua per pescare i numerosi pesci che nuotavano all’interno. Dal Lazzaretto di Meda fino al laghetto del Lomagna di Lentate era un rettilineo unico. Qui la roggia si incanalava nel Seveso, o meglio si staccava. Praticamente mi trovavo sotto, nella valle a circa 200 metri più avanti (verso nord) dall’incrocio con la salita del Mocchirolo. Il torrente Seveso proseguiva per Lentate, Camnago e Barlassina, mentre la roggia raggiungeva Meda in modo spedito e lineare».
Il “Lomagna” che l’amico Osvaldo ricorda, prende il nome da Gaetano Cazzaniga detto Lomagna il mugnaio che gestì il mulino del Dazio a metà Ottocento, divenuto famoso non solo per il suo fisico da lottatore, ma pure per la nomea di poco di buono che lo precedeva.
Da menzionare pure la presenza della strada canturina che collegava i centri posti in riva sinistra del torrente Seveso: Farga, Meda, Mocchirolo, Cimnago, Novedrate, Figino e Cantù.[/expand]
Carta topografica dei contorni di Milano, dette mappe di Giovanni Brenna, quadro n. 37, anno 1837. I cerchi rossi indicano in ordine da sinistra: distacco della roggia di Desio dal torrente Seveso, il mulino Traversi di Meda, la Chiusa ovvero ul Tumbun presso la ditta Cassina di Meda, l’incrocio con la roggia Borromeo sotto Baruccana.
[expand title=”Note“]
Per la parte generale ho preso spunto dalla pubblicazione di Paolo Conte Utilizzo delle acque nella pianura padana asciutta: la roggia Viscontea detta di Desio, in Arte Lombarda, n. 138, Nuova serie, Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda, 2003/2 e da un primo studio di Massimo Brioschi La roggia di Desio note storiche 1994, al quale ha fatto seguito un secondo: Percorsi desiani.
Dal filmato “La Roggia di Desio” girato nel 2005 in occasione della XVII edizione del Palio degli Zoccoli di Desio che ha preso spunto dalla citata pubblicazione di Massimo Brioschi La roggia di Desio note storiche, sono state estrapolati dei fotogrammi che qui allego. Un grazie di cuore agli amici storici Mirco Cappelli, Giuseppe Longhi, Matteo Sormani Turconi, Maria Cristina Volonté di Lentate sul Seveso e Massimo Brioschi di Desio per le loro preziose notizie.
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