Nel mese di dicembre, dopo più di quarant’anni di “onorato servizio” la moglie di Felice Asnaghi si è guadagnata la pensione. L’evento non ha e non vuole avere rilevanza pubblica, ma ci è parso simpatico parteciparlo con chi conosce Felice. Gli abbiamo perciò chiesto di tratteggiare un breve profilo di sua moglie Nazarena e della sua attività infermieristica dedicata lungamente e interamente al servizio della comunità.
“Auguri Nazarena
Ripercorrere 42 anni di lavoro ospedaliero significa ripartire da quel lontano 1979 quando le camere e i corridoi del reparto erano stipate di letti. A quel tempo il medico visitava il paziente e se proprio era necessario, prima di fare la diagnosi richiedeva una radiografia e qualche esame di laboratorio. Mia moglie Nazarena ha la qualifica di Operatore Socio-Sanitario ovvero quello che una volta era chiamato infermiere generico, il suo compito è servire il paziente: pulizia corporea quotidiana, ascolto delle sue richieste, conforto umano, riordino del letto, ecc. È l’operatore più esposto al contagio. Nazarena ha sempre amato il suo lavoro: operosa, taciturna, gentile, attenta, sicura, professionale. Quest’anno, poi, è stato molto pesante lavorare per l’irrompere del Covid19 in corsia, ogni giorno un decesso e tanta paura. Nel giro di un paio di mesi nel suo (e mio) ospedale ci sono stati 41 sanitari infettati e ancora oggi continua questa allarmante condizione di lavoro. Non c’è stato giorno che non si sia affidata a Gesù.
Felice”